Luciano
Papangelo

Green Line

di Luciano Papangelo

10 settembre 2020

DURATA: Lungometraggio
GENERE: Drammatico

 Seduto ai piedi del letto c’è Andreas, un bambino cipriota di undici anni con una corporatura esile e con un viso piccolo e delicato messo in risalto da occhi nerissimi, quasi un tutt’uno pupilla e iride. Ha schierato, uno di fronte all’altro, due gruppi di soldatini esteticamente identici; perciò, per distinguerli, dietro i rispettivi schieramenti, ci sono le sue ciabatte infilzate da due stuzzicadenti con sopra attaccate due bandierine diverse. La bandierina posta sulla ciabatta di destra rappresenta quella greco-cipriota ed è perfettamente intatta e stampata. L’altra bandierina invece, è stropicciata e fatta a mano e i colori e i simboli disegnati sopra, rappresentano la bandiera turco-cipriota. Dopo alcuni versi riprodotti dalla bocca volti a simulare degli spari, Andreas fa cadere tutti i militari turchi, meno che uno perché non ha il tempo: la sua matrigna Eleni, una donna pallida, bruna e sulla quarantina, senza bussare irrompe nella stanza e irritata tira un unico calcio violento su soldatini che vengono lanciati per tutta la stanza, poi, dopo avergli spento la luce gli ricorda della sveglia presto del giorno dopo per andare a lavorare.

 Un pacco di riso, dell’insalata e due confezioni di yogurt vengono passate sopra il rullo di una cassa di un minimarket. Dietro la cassa vi è Andreas che, con gesti automatici e annoiati, serve un cliente anziano che, ricevuta la busta, ringrazia e va via. Quando il signore apre la porta per uscire, da fuori si sentono delle voci di alcuni bambini che, davanti al negozio stanno giocando con un pallone. Andreas da dietro la cassa li fissa per un po’, poi, la voce del padre in fondo al negozio che lo incita a raggiungerlo per scaricare la merce, lo distrae e trascinandosi raggiunge il padre, Kiriakòs senza dire una parola. Il padre è un uomo stanco, sciupato, magrissimo e gentile, di bassa statura e anche lui, come Eleni di quarant’anni circa.

 Seduta al tavolo della cucina, la matrigna controlla gli scontrini e i soldi del minimarket e non trovandosi con i conti inizia a innervosirsi con Kiriakòs e il figlio, che, nel frattempo, guardano la tv in soggiorno. Andreas nega di sapere qualcosa sulla vicenda, poi però, rassicurato dal padre, confessa le sue colpe. La matrigna irata lo colpisce con un forte schiaffo in pieno volto rompendogli il labbro. Andreas spaventato e in silenzio, cerca lo sguardo del padre che invece di difenderlo si volta di spalle e si dirige in cucina deluso, affranto e pensieroso. Sotto lo sguardo schifato di Eleni e l’indifferenza del padre, il labbro inizia a sanguinare perciò, in procinto di esplodere di rabbia, Andreas scappa via di casa. Corre senza una meta fino ad arrivare al muro di confine che separa Nicosia parte greca da Nicosia parte turca, poi, recuperato il fiato tira fuori un urlo fortissimo. Dall’altro lato una voce di un altro ragazzino risponde ridendo. Andreas smette immediatamente di piangere e fissando una parte di muro interloquisce con il bambino che si trova dall’altra parte che a sua volta, prendendolo in giro, sostiene di averlo sentito urlare come una femminuccia. Andreas, innervosito e offeso, sbatte i pugni al muro di confine e va via.

 Il giorno dopo Andreas non va a lavorare e si dirige verso la frontiera. Mentre gioca con un bastone vicino al muro di confine, un turista gli domanda informazioni e dopo aver risposto, la stessa voce dell’altra volta, dall’altra parte del muro, lo saluta. Stavolta il clima tra i due è più disteso e iniziano a parlare e a conoscersi. Passano diversi giorni e allo stesso orario, i due si incontrano nello stesso punto della frontiera e senza mai vedersi, chiacchierano. Inizialmente si offendono perché le rispettive famiglie e i loro rispettivi ambienti, sin da subito gli hanno insegnato a disprezzare le persone dall’altra parte del muro, eccezion fatta per i turisti; ma col tempo iniziano a legare e a raccontarsi a vicenda le cose belle e le cose meno belle della parte di città in cui vivono. A casa di Andreas vige l’indifferenza del padre e la severità della matrigna perciò per Andreas, il bambino dall’altra parte del muro diventa il suo migliore amico con cui confidarsi e sfogarsi. Ogni giorno i due si danno appuntamento e oltre a chiacchierare, cercano con la fantasia di abbattere quella enorme barriera davanti a loro lanciando dall’altra parte del muro qualcosa per conoscersi più approfonditamente: un giorno si lanciano le monete rendendosi conto che sono diverse tra loro, un altro giorno si scambiano le magliette per sentire i loro rispettivi odori, un altro ancora si lanciano le mappe dei luoghi in cui vivono con cerchiate le rispettive abitazioni… e più passano i giorni e più ognuno ha qualcosa dell’altro.

 Eleni un pomeriggio scopre le monete che provengono dalla parte turca e stavolta insieme a Kiriakòs, non decidono di aggredire il ragazzo ma di metterlo in punizione tenendolo per diverse settimane chiuso a casa, privandolo degli ultimi giorni di estate e di libertà. Andreas rimane imprigionato a casa per diversi giorni chiudendosi nella tristezza, malinconia e percependo sempre più la nostalgia del suo amico turco. Un pomeriggio, il citofono suona ma Andreas, solo a casa, non risponde. Dopo vari tentativi al citofono, suona il campanello e da dietro la porta, una voce dice di essere la proprietaria e di essere venuta a ritirare l’affitto del mese. Andreas finge di avere difficoltà ad aprire la porta dall’interno e perciò, col suo mazzo di chiavi, la proprietaria apre la porta dall’esterno. Libero, Andreas scappa via. Raggiunge il muro ma dall’altra parte nessuno risponde. Arriva sera e lui si addormenta davanti al confine. Il giorno dopo, le preghiere che provengono dai megafoni disposti nella parte turca, svegliano Andreas. Riprova a chiamare il suo amico e finalmente qualcuno risponde, ma è una voce femminile che gli riferisce che suo fratello è influenzato da diversi giorni e che ultimamente si è chiuso nel silenzio. Andreas preoccupato le chiede di riferire al fratello di farsi trovare alla solita ora al solito posto. Nel pomeriggio, alla solita ora e al solito posto una voce chiama Andreas e stavolta è quella del suo amico. Felici di essersi ritrovati capiscono che non possono più vivere separati e per via della brutta situazione in casa, Andreas è convinto di voler scavalcare il muro e andare per sempre dal suo amico. Osservano dettagliatamente il confine avanti a loro per cercare un varco da dove evadere. Dopo varie ricerche Andreas trova una parte di muro con dei barili e dei sacchi pieni di paglia che portano al filo spinato e alla libertà. Comunica all’amico di aver trovato la parte più semplice da scalare e dopo che l’amico conferma che dall’altra parte del muro, in quella zona non ci sta nulla di pericoloso, decidono che quella notte stessa, con molta attenzione, Andreas scavalcherà il muro.

 È notte, versi di grilli e gatti a fare da sfondo. Più lontano, dei militari di guardia che scherzano e parlano tra di loro. Andreas per avere conferma che dall’altro lato ci sia l’amico ad aspettarlo, lancia un sassolino come da accordi presi. L’amico ricambia. Andreas con molta attenzione inizia ad arrampicarsi sui barili. Rischia di far rumore ma tempestivamente riesce a non perdere l’equilibrio e ad arrivare a buon punto nell’obiettivo. Adesso è quasi arrivato in cima, inizia a vedere i tetti delle case dall’altro lato, è pieno di energia e di leggerezza. Prende una sacca di paglia e la adagia su una parte del filo spinato in modo da poter passarci su col corpo prima di scendere giù nella parte turca. Prende coraggio e dopo aver messo entrambi i piedi sulla sacca, si accovaccia sul confine. Dà uno sguardo giù e vede finalmente il suo amico che eccitato lo aspetta. Quando i loro sguardi si incrociano, entrambi rimangono basiti e immobili. Smettono di sorridere. Scoprono di essere identici, di essere gemelli. Questo shock ritarda la discesa di Andreas e, dal momento in cui il fratello gemello lo incita a buttarsi giù, una guardia militare, ascoltando del brusio e delle voci, spara alla cieca nella direzione dei ragazzini. Andreas raggiunge la parte turca, ma privo di vita. Il colpo di fucile l’ha colpito in pieno al torace e dopo essersi lanciato nelle braccia del fratello, perde i sensi e smette di respirare. Passano giorni e nessuno dei militari si accorge della morte di Andreas. Il militare che quella notte spara non si accorge di aver colpito qualcuno, ha semplicemente pensato che quel brusio provenisse da qualche gatto o qualche altro animale notturno. Il padre di Andreas lo cerca in seguito alla sua fuga da diversi giorni ma, in città nessuno ha sue notizie, perciò è emotivamente a pezzi. Nicosia parte greca è tappezzata di manifesti di Andreas che incitano la gente a segnalare possibili avvistamenti.

 Una notte il fratello di Andreas, ancora scioccato dalla scoperta e dalla morte del fratello, si dirige verso il punto in cui quella notte si è consumato il dramma. Piove fortissimo. Il sacco di paglia è ancora adagiato sul filo spinato e perciò con coraggio e decisione, arriva in cima al muro, supera il filo spinato e dopo aver sceso i barili con leggerezza, mette entrambi i piedi nella parte greca. Mentre la pioggia continua a scendere incessantemente, inizia a fare giorno e il cielo comincia a schiarirsi. Lui indossa la maglia di Andreas che tempo prima si scambiarono e per tale motivo, la somiglianza con il fratello è ancora più spiazzante. Spaesato e sorpreso, il ragazzo si aggira in quella città per lui sconosciuta, osservando qualsiasi cosa con stupore e agitazione, poi, grazie alla mappa di Andreas che si è portato con sé, raggiunge l’abitazione del padre. Quest’ ultimo si sveglia per andare a lavorare. Si alza dal letto e dalla finestra della cucina, mentre sorseggia un caffè, nota in fondo al viale, sotto la pioggia, il figlio. Agitato si precipita per le scale scalzo e a petto nudo con indosso solo dei pantaloncini e solamente quando è fuori, piangendo e guardando il figlio, rallenta i suoi passi. Il figlio rimane impassibile sotto la pioggia con le braccia stese sui fianchi e le mani chiuse in due pugni tesi. Lentamente il padre si avvicina osservandolo sempre meglio e arrivato davanti al bambino, si inginocchia. I due si guardano intensamente. Kiriakòs sembra piangere e sorridere allo stesso tempo, le labbra leggermente aperte gli tremano, fino a quando, allungando le mani verso il figlio, sembra si stia lasciando andare in un abbraccio liberatorio.

È giorno. La pioggia continua a scendere insistentemente.


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